pubblicazione del 6 marzo 2011 |
Marzo 1848: la primavera dei popoli |
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La bandiera della Repubblica di San Marco, che univa
il tricolore italiano al Leone di San Marco |
Il 1848 è stato senz'altro un anno particolare, uno di quei nodi storici paragonabili al 1789, scoppio della Rivoluzione francese, al 1917, scoppio della rivoluzione in Russia, al 1989, caduta del muro di Berlino. E' stato chiamato l'anno della Primavera dei Popoli europei, poichè le tensioni politiche e sociali accumulate negli anni precedenti esplosero sulla scia di un sommovimento generale dell'Europa, che sconvolse l'ordine stabilito con il Congresso di Vienna del 1815, all'indomani della disfatta di Napoleone I. L'eco degli avvenimenti di quell'anno, trasmesso di generazione in generazione, colpì anche l'immaginario dei ceti popolari meno colti, se chi scrive ricorda bene i propri nonni definire situazioni caotiche o complicate "un gran quarantott".
Prima di passare al mese in questione ancora qualche considerazione generale.
Il 1848 è anche l'anno della pubblicazione del Manifesto del partito comunista. Per dire che cominciava a serpeggiare qua e là un'oscura paura del comunismo, quasi che la minaccia più grave alla stabilità dell'ordine sociale e politico dovesse venire dalle classi lavoratrici. In realtà i fermenti, che agitavano al fondo la società europea, erano molto più complessi e diversi secondo le varie situazioni nazionali. |
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Nei paesi, politicamente divisi, o dipendenti o soggetti a regimi assolutistici, come gli stati tedeschi, l'Italia, l'Ungheria, la Polonia, l'Austria, le tensioni diedero vita a lotte liberali e nazionali (indipendenza dallo straniero, richiesta di regimi costituzionali, fondati sullo statuto, cioè una legge cui tutti, dal sovrano al più umile cittadino, dovevano obbedienza). Nei paesi invece che avevano già un ordinamento costituzionale e liberal moderato, come la Francia, vi furono rivendicazioni democratiche, guidate da repubblicani e socialisti, in cui i bisogni sociali degli operai ebbero un deciso peso e riconoscimento, delineandosi anche uno scontro, peraltro prematuro, tra borghesia e proletariato.
Un'ultima considerazione generale: tra i motivi favorevoli all'esplosione rivoluzionaria vi fu la crisi economica che imperversò tra il 1845 ed il 1847, in seguito ai cattivi raccolti del 1845 e del 1846, che esasperò i lavoratori, vittime della riduzione dei salari e della disoccupazione, ma anche i ceti medi e la borghesia industriale, colpita dalla paralisi della vita economica.
E veniamo brevemente al nostro Paese. Non è possibile in questo numero esaminare in profondità ciascun avvenimento non solo dell'anno, ma dello stesso mese di marzo cui facciamo riferimento.
Ci limitiamo perciò ad elencare succintamente i principali eventi.
Alla notizia della rivoluzione in Francia, scoppiata il 23 febbraio, i governi della penisola, tentato invano un giro di vite, cominciano ad arrendersi: il 4 marzo Carlo Alberto emana lo Statuto Albertino, che diverrà poi la costituzione del regno d'Italia, rimanendo in vita per cento anni, quando sarà sostituito il 1 gennaio 1948 dalla Costituzione repubblicana; viene anche approvata una legge elettorale, pur riservata a circa il 2% della popolazione. Il 14 marzo anche Pio IX si rassegna a concedere una costituzione nello stato pontificio (in febbraio provvedimenti simili erano stati presi a Napoli ed in Toscana).
Il 13 marzo a Vienna una rivolta borghese, appoggiata dal popolo e dagli studenti, mette fine al lungo potere del cancelliere Metternich, che fugge in Inghilterra; la notizia si diffonde rapidamente: a Budapest ed a Praga i liberali danno vita ad una specie di governo nazionale. Insorge anche Berlino, capitale del regno di Prussia, ponendo, accanto alla richiesta di liberalizzazione dello stato, quella dell'unificazione tedesca.
In Italia le notizie della rivoluzione viennese e della caduta di Metternich hanno immediate ripercussioni. Il 17 marzo, in seguito ad una sommossa, vengono liberati a Venezia i capi democratici Daniele Manin e Niccolò Tommaseo; si costituisce un governo provvisorio e viene restaurata la repubblica veneta, il cui simbolo diviene il tricolore con il Leone di San Marco inserito nel verde. Il 18 marzo insorge Milano: la popolazione, sostenuta dagli abitanti dei dintorni, riesce ad avere ragione, in cinque giorni di combattimenti, della guarnigione austriaca, comandata da Radetzky, che è costretto a rifugiarsi nelle fortezze del cosiddetto Quadrilatero (Mantova, Peschiera, Verona e Legnago). Di lì a breve anche i sovrani di Parma e di Lucca sono cacciati da sommosse popolari. Il 23 marzo, contemporaneamente al ritiro austriaco da Milano, Carlo Alberto dichiara guerra all'Austria:inizia la I guerra d'Indipendenza. |